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sabato 4 luglio 2020

Naomi Campbell, 50 anni da dea ma salta il megaparty a Londra

Venera nera, anche Cigno nero o Perla Nera. Forse però la definizione più azzeccata, e affettuosa, è quella di Flavio Briatore, 17 anni dopo la burrascosa fine del loro rapporto (1998 - 2003) l’ex manager di Benetton F1 l’ha descritta come: «Una donna impegnativa, una vera e propria azienda. E, se sai con chi hai a che fare, anche una persona dal cuore tenero, con tutti i suoi limiti e i suoi difetti». 
Naomi Campbell, 50 anni venerdì 22 maggio, non è solo una “azienda” per fatturato e popolarità, è anche una icona di moda e stile: con Claudia Schiffer, Cindy Crawford, Kate Moss, Linda Evangelista, Christy Turlington (le Big Six) negli anni Novanta ha creato il concetto di top model e rivoluzionato le passerelle. È stata la prima modella di colore ad apparire sulla copertina di Vogue (1988), ma già l’anno prima aveva posato per il suo primo Calendario Pirelli (i bis nel 1995, 2005, 2018). L’elenco delle griffe e degli stilisti che ha rappresentato è pressoché infinito: Fendi, Prada, Valentino, Versace, Roberto Cavalli, Dolce&Gabbana, Ferré, Louis Vuitton, Yves Saint Laurent, Dsquared, Guess, Ralph Lauren, Burberry, per dirne alcuni. E, naturalmente è stata più volte un Angelo di Victoria’s. 


Meno angelica nella vita, il suo carattere “impegnativo” spesso ha virato disastrosamente. È stata denunciata per percosse alla sua assistente (Georgina Galanis, 2000), alla sua cameriera (Ana Scolavino, 2006, 5 giorni di lavori sociali), a due colleghe, Yvonne Sciò (2008) e Cara Delevingne (2015). E uno dei suoi fidanzati - l’imprenditore Matteo Marzotto - ebbe a dire di aver preso da lei anche “legnate e botte da orbi”. A proposito di amori, Naomi ha avuto la capacità di passare dall’energumeno Mike Tyson, già campione dei Pesi Massimi, all’etereo Adam Clayton, bassista degli U2. Oltre ai già citati - tra love story, flirt e comparsate a beneficio dei paparazzi - l’elenco comprende Jean Claude Van Damme, Robbie Williams, Puff Daddy, Usher, l’imprescindibile Leonardo di Caprio, il miliardario russo Vladimir Doronin e così via. Di contro alla nomea di attaccabrighe, Naomi è molto attiva nelle cause solidali, per l’Africa, per i sopravvissuti all’uragano Katrina, contro le discriminazioni di genere o colore della pelle ed ha comprato alla mamma Valerie, di origini giamaicane, Villa Goldeye quella di Ian Fleming, sull’isola. È anche una ottima imprenditrice di se stessa: il suo patrimonio è stimato in 60 milioni di dollari. 

Persino la sua riconosciuta idiosincrasia per i contagi - da anni sale in aereo con guanti, mascherina, scafandri ed ettolitri di disinfettante Dettol - oggi la fa sembrare una straordinaria precorritrice di tempi Covid. L’unico vero neo è che, in pandemia, ha dovuto rimandare il megaparty di compleanno nella sua lussuosa residenza a Mayfair, Londra. Auguri, dea.

lunedì 29 giugno 2020

Georgette Polizzi si racconta dopo Temptation Island: «La mia odissea tra violenze e malattia»

Il grande pubblico la conosce soprattutto per essere stata, nel 2016, una delle concorrenti di Temptation Island insieme al fidanzato Davide Tresse, diventato suo marito due anni più tardi. Ma Georgette Polizzi, stilista (suo è il brand GeorgettePol) e influencer da 600.000 followers, prima di diventare una donna di successo ha dovuto sopportare ingiustizie, maltrattamenti, discriminazioni. Un passato difficile e doloroso che racconta per la prima volta nel libro “I lividi non hanno colore” (Mondadori Electa).


Perché ha scelto questo titolo?
«Perché sulla pelle nera i lividi non si vedono. Però sono segni che il tempo non può cancellare».

La principale responsabile di quei lividi è stata sua madre. 
«Sì, mi ha picchiata fin da piccolissima. Adesso ho capito che era malata, ma quando sei bambina non lo capisci, pensi che quella rabbia sia la normalità, che tutti i genitori reagiscono così per punire i figli quando magari rompono qualcosa, credi di meritarle. A 15 anni sono finita in ospedale e mi hanno allontanata da lei: da quel momento sono cresciuta in una Casa famiglia».

Ha subito violenze solo tra le mura domestiche?
«No, per strada i compagni di scuola mi facevano cadere, mi tiravano i sassi in testa per il colore della mia pelle. Erano gli anni Ottanta, il razzismo era tanto. Mi sono resa conto di essere diversa a 6-7 anni, stavo malissimo. Probabilmente da lì nasce la mia voglia di rivalsa, di dimostrare agli altri che sapevo fare le cose come loro e forse ancora meglio di loro».

Pensa che il razzismo sia sparito, da allora?
«No, c’è ancora, ma in maniera velata. Prendere posizione contro il razzismo fa moda, fa tendenza, e credo che tutti i post sulla morte di George Floyd siano state soltanto forme di esibizionismo».

Oggi combatte contro la sclerosi multipla. Cosa vuole dire a chi, come lei, ne è affetto?
«Che bisogna amare la vita e non buttarsi mai giù, perché in questo tipo di malattie i farmaci fanno molto, ma senza la testa non ci si riprende. Io da un giorno all’altro mi sono ritrovata paralizzata, ma con grande impegno e forza di volontà ho ripreso a camminare in quattro mesi. Se ce l’ho fatta io, ce la può fare chiunque».

Che esperienza è stata Temptation Island?
«Una parentesi che mi ha dato la possibilità di farmi conoscere, di questo devo ringraziare quel programma, ma fare televisione non è una cosa a cui penso: io avevo un sogno e l’ho realizzato, ora ho un’azienda con dei dipendenti».