Le figlie degli oligarchi russi non ci stanno. Sui loro social aumenta sempre di più il numero delle dissidenti di spessore, a una guerra in Ucraina che non sembra essere condivisa da molti. Non solo più Elizaveta Peskova, il cui padre è il portavoce dello zar, ma la lista ogni giorno si allunga. Le defezioni illustri, nelle famiglie influenti, continuano a crescere.
Elizaveta è stata una delle prime a scagliarsi contro la guerra in Ucraina. Mettendo in secondo piano gli affari di famiglia, sul suo profilo Instagram ha attaccato con forza l'invasione in Ucraina. Sembravano la conseguenza di un’onda emotiva, i primi «No alla guerra» scritti sui social dalle figlie degli oligarchi russi. E invece le contrarie aumentano giorno dopo giorno. Infatti, due delle eredi più celebri, come Sofia Abramovich, nota per postare su Instagram ogni dettaglio della sua vita sontuosa, e la stessa Elizaveta Peskova, primogenita del potente Dmitry, portavoce di Vladimir Putin, avevano subito fatto cancellato la loro presa di posizione sul web.
Ma adesso le defezioni illustri aumentano. Facendo percepire al mondo che queste altolocate ribellioni sono lo specchio di quello che i cittadini russi provano. Non rispecchiano certo la società russa, basti guardare il tenore di vita delle figlie in questione per capire la distanza che le separa dalla vita quotidiana russa, ma riflettono il pensiero comune di un Paese che in 15 giorni è stato tagliato fuori dal mondo.
Ecco le altre defezioni importanti che nel giro di poche ore si sono aggiunte agli appelli lanciati dalle due ereditiere. La prima è sicuramente Ksenija Sobchak, popolare conduttrice della televisione statale e di Instagram, professione ufficiale influencer, definita fino a poco tempo fa la Paris Hilton russa per via del suo stile di vita non propriamente sobrio. Una, due, tre volte contro la guerra, con dichiarazioni, post e applausi alla mamma, la senatrice Ljudmila Narusova, una dei due componenti della Duma ad avere espresso la sua contrarietà all’«operazione militare speciale». «Sono fiera di lei» ha detto Ksenija. Sempre da Mosca, dove ancora risiede. Suo padre era l’ex sindaco di San Pietroburgo Anatoly Sobchak, scomparso nel 2000, nientemeno che l’uomo sotto la cui ala sono cresciuti Putin e il suo ormai ex alter ego, il sempre fedelissimo Dmitrij Medvedev.
Ma vale lo stesso per Maria Yumasheva, che di russo ormai ha poco, essendo nata a Londra 19 anni fa, munita com’è di passaporto austriaco e poi russo. Ma è pur sempre la figlia dell’oligarca Valentin Yumashev, ramo immobili, proprietario di buona parte della città di Mosca, nonché nipote di Boris Eltsin, che di Putin fu mentore e principale sponsor, anche se i rapporti tra le due famiglie viaggiano spesso a corrente alternata. Nel 2000, Tatjana, la madre di Maria, venne allontanata dallo staff del Cremlino per fare posto a Dmitry Peskov, il portavoce di Putin che cominciò allora la sua ascesa non solo politica, e che oggi si ritrova anch’esso alle prese con una figlia ribelle.
Dissidenti illustri, dunque. Perché legate da legami di sangue con gli uomini più importanti della Russia e che devono i loro patrimoni, anche e soprattutto a Putin. E questi loro messaggi social potrebbero iniziare a minare quella solidità e sicurezza ostentata da Vladimir Putin nelle sue dichiarazioni al mondo e al suo popolo.
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