domenica 6 settembre 2020

Alessia Bonari, l'infermiera simbolo della lotta al coronavirus al Festival di Venezia: sull'abito, il camice

La Mostra del Cinema di Venezia continua a rispecchiare i tempi che stiamo vivendo: ieri sera sul red carpet ha sfilato anche Alessia Bonari, l’infermiera diventata famosa per la foto del suo volto piagato dalla mascherina. Ha ritirato il premio Diva e Donna organizzato da Tiziana Rocca. E sopra l’abito da sera portava il camice.


«Sono felice di rappresentare qui, sempre e ovunque, la mia categoria. Sì è vero, tutto questo è un sogno. Ma domani torno a Milano. Al lavoro», ha detto l'infermiera che ha passato a Venezia solo 48 ore e ha calcato il red carpet di Padrenostro di Claudio Noce, con Pierfrancesco Favino. 

Grossetana, 23 anni, impiegata in un ospedale di Milano, Alessia Bonari si è laureata nel 2018 a Siena e il 9 marzo scorso aveva condiviso su Instagram una foto con il volto deturpato dai segni rossi lasciati da una mascherina troppo stretta. Uno scatto condiviso in un momento di frustrazione, nei giorni in cui cominciavano ad arrivare in ospedale i primi pazienti Covid, in cui invitava a non vanificare gli sforzi di chi - come lei e tutto il personale sanitario - compatteva contro il virus e la paura. 

«Sono un'infermiera e in questo momento mi trovo ad affrontare questa emergenza sanitaria. Ho paura anche io, ma non di andare a fare la spesa, ho paura di andare a lavoro. Ho paura perché la mascherina potrebbe non aderire bene al viso, o potrei essermi toccata accidentalmente con i guanti sporchi, o magari le lenti non mi coprono nel tutto gli occhi e qualcosa potrebbe essere passato». «Sono stanca fisicamente perché i dispositivi di protezione fanno male, il camice fa sudare e una volta vestita non posso più andare in bagno o bere per sei ore. Sono stanca psicologicamente, e come me lo sono tutti i miei colleghi che da settimane si trovano nella mia stessa condizione, ma questo non ci impedirà di svolgere il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto. Continuerò a curare e prendermi cura dei miei pazienti, perché sono fiera e innamorata del mio lavoro».

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